Incontro con Antonio Pascale. Intervista di Chiara Valerio
Quando si soffre d'insonnia, si hanno molte ore a disposizione. E capita che i pensieri si susseguano indisciplinatamente, in una sorta di "intasamento democratico" in cui il problema del riscaldamento globale ha lo stesso valore di un bottone che si stacca da un vestito. E questa è proprio la storia di un insonne impenitente. Così ansioso che si presenta agli appuntamenti con ore di anticipo - in barba al cliché del meridionale pigro -, finendo addirittura per intervenire al convegno sbagliato. Aggiungeteci il funambolico tentativo di districarsi tra una figlia adolescente e il traffico furioso delle metropoli, tra gli automatismi da maschio casertano che lo porterebbero a corteggiare tutte le donne e l'avversione viscerale per il fanatismo ecologista. Antonio Pascale compone un caleidoscopio abrasivo, divertente, sfacciatamente maschile, incastrando alla perfezione scene brillanti e riflessioni sovversive. Ci restituisce così la complessità del nostro tempo e dei sentimenti, perché si può parlare dei massimi sistemi raccontando di quanto sia difficile trovare un parcheggio alla propria bici, o al proprio cuore