André Glucksmann è presente da quarant’anni sulla scena culturale europea. Filosofo, nato a Boulogne-Billancourt nel 1937 ma di origini austriache e di discendenza ebraica, negli anni sessanta è intervenuto nel dibattito intorno alla guerra, negli anni settanta era tra i protagonisti assieme a Bernard-Henri Lévy del dibattito inaugurato dai "nuovi filosofi". Di formazione filosofica, entra al Centre national de la recherche scientifique come specialista della guerra, della dissuasione e della strategia nucleare. Nel 1968 pubblica il suo primo libro, Le discours de la guerre; poi La Cuisinière et le mangeur d'hommes, réflexions sur l'État, le marxisme et les camps de concentration e I padroni del pensiero, che hanno segnato una generazione. È conosciuto altresì per il suo sostegno alla causa cecena (ha soggiornato illegalmente in Cecenia per un mese) e denuncia regolarmente l'atteggiamento compiacente dei paesi occidentali verso la politica di Putin. Uno dei suoi ultimi successi è Rabbia di bambino (Spirali), in cui il filosofo per la prima volta racconta la sua vita e gli eventi che l'hanno accompagnato, ripercorrendo la pericolosa deriva che nasce dall'ossessiva ricerca di un'identità. Di recente ha pubblicato in Italia il suo ultimo libro scritto con il figlio Raphaël Sessantotto. Dialogo tra un padre e un figlio su una stagione mai finita (Piemme) sulla contestazione politica del Sessantotto parigino ed europeo.
In Italia ha pubblicato anche Il discorso dell'odio. L'Islam, l'America, gli ebrei, le donne: la strada dell'odio è lastricata di buone intenzioni (Piemme, 2005), La terza morte di Dio. Perché l'Europa è ormai un continente ateo e nel resto del mondo invece si uccide per fede (Fondazione Liberal, 2004), Occidente contro Occidente, (Lindau, 2004), Dostoevskij a Manhattan (Liberal Libri, 2002), L'atto antitotalitario (Spirali, 1983).