Federico Italiano (Novara 1976) è ricercatore associato presso l'Accademia Austriaca delle Scienze a Vienna e docente di Letterature Comparate presso l’Università di Monaco di Baviera. Ha pubblicato cinque libri di poesia, Nella costanza (Atelier 2003), I Mirmidoni (Il Faggio 2006), L’invasione dei granchi giganti (Marietti 2010), L'impronta (Aragno 2014), Un esilio perfetto. Poesie scelte 2000-2015 (Feltrinelli 2015) e lo studio Tra miele e pietra. Aspetti di geopoetica in Montale e Celan (Mimesis 2009). Ha curato le raccolte di saggi Geopoetiche. Studi di geografia e letteratura (con Marco Mastronunzio, Unicopli 2011), Translatio/n. Narration, Media and the Staging of Cultural Differences (con Michael Rössner, Transcript 2012) e l'antologia di poesia italiana contemporanea Die Erschließung des Lichts. Italienische Dichtung der Gegenwart (con Michael Krüger, Hanser 2013).
Sito web: http://www.federicoitaliano.com
Post scriptum a Josif Brodskij
Sono nato e cresciuto tra le risaie piemontesi
dove onde minuscole screziano
la perfezione dei rettangoli e dei trapezi:
di qui la scarsezza di rime,
la voce d’amido che ricopre costante
la bolla emozionale, fragile.
La pianura non è infinita, lezione del sereno:
dal ponte di Romentino, le Alpi e il Rosa
confermano la possibilità del mito,
l’esuberanza, oltre il quotidiano.
Poiché non da pianura,
ma dal fronte dei monti fui edotto,
educato alla venerazione del mammut.
Scaglia di ghiaccio sopravvissuta al Pleistocene,
quest’io ch’è un noi idrico,
sguscia sotto i confini,
come Ticino il contrabbandiere,
dall’Iperuranio svizzero all’espiazione padana.
Da L’invasione dei granchi giganti (Marietti, 2010)
Questionario
Vivo da tredici anni a Monaco di Baviera. Motivi: cuore e lavoro.
No, se si eccettuano alcune espressioni in novarese utilizzate in un paio di testi.
Laurea in Filosofia alla Statale di Milano. Dottorato di ricerca (PhD) in Letterature comparate alla LMU di Monaco di Baviera.
Sì. Sono docente di Letterature comparate a Innsbruck e a Monaco di Baviera.
Insegnando Letterature comparate, tratto molto spesso di poesia e offro, quando è possibile, corsi sulla poesia contemporanea.
Italiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese, latino e greco. Ho un’infarinatura di portoghese e sto studiando (con molta calma) l’ebraico.
Italiano, Tedesco, Inglese, Spagnolo, Francese.
Imprescindibile.
Sì, moltissimo.
In un anno acquisto in media una ventina di libri di poesia, ma penso di leggerne almeno il triplo, considerando le consultazioni in biblioteca, le copie in omaggio (sempre ben accette), e le riletture degli autori più cari.
In ordine di frequenza: Saggi, romanzi, opere teatrali, diari di bordo, antologie e florilegi vari, atlanti, dizionari etimologici, libri di cucina, cataloghi, vecchie enciclopedie, manuali, ecc.
Ci sono autori che non smetto mai di leggere, come Omero e Ovidio; altri cui ritorno spesso, come Sofocle, Virgilio, Orazio, Tacito; di altri ancora, come Apollonio Rodio o Luciano di Samosata, parlo volentieri a lezione; ma curiosamente lo scrittore che ho citato di più negli ultimi tempi è Plinio il Vecchio.
Che dire? Sono i testi su cui mi sono formato, con cui continuo a confrontarmi come scrittore e di cui mi occupo costantemente come critico e docente.
Eliot per la visione; Montale per lo stile (e un po’ per tutto il resto); Auden e Sereni per l’intelligenza poetica; Celan per l’implacabilità; Heaney e Zanzotto per il senso del luogo; Walcott per il respiro; Muldoon (sebbene non si esaurisca nel Novecento) per il divertimento nel comporre.
Una terna rappresentativa potrebbe essere la seguente: “Nome e soprannome” di Cattaneo, "Ogni cinque bracciate" di Frungillo e "Kamikaze e altre persone" di Annovi.
Soprattutto in ambito editoriale e accademico.
Leggo spesso blog letterari e riviste online. Partecipo però di rado attivamente a discussioni e iniziative in rete.
Collaboro soprattutto (ma non esclusivamente) con riviste e pagine culturali cartacee.
Non mi pare vi siano oggi i presupposti perché un a poeta possa essere riconosciuto un ruolo pubblico di peso proporzionale al valore della sua opera. Questo non significa, però, che un poeta non sia in grado di conquistarsi tale posizione per meriti extraletterari o incentivi mediatici.
Credo che sia fondamentale, ancora oggi, promuovere la poesia innanzitutto nelle università. Non si può pretendere che tutto un paese riscopra quanto sia bella e utile la poesia, ma non è nemmeno accettabile, ad esempio, che la maggior parte degli studenti di Lettere si laurei senza una minima conoscenza della poesia italiana contemporanea.